mercoledì 29 luglio 2009

Musica digitale


Sapete talvolta avete qualcosa in mente e non riuscite in alcun modo ad esprimerlo. Idee nuove,ma non traducibili in realtà. Un intreccio di ragionamenti,germi di innovazione,ma che non trovano terreno su cui crescere.Un enorme senso di disagio,sembra di avere dentro magma musicale e non poterlo esprimere con mezzi convenzionali. Poi entra in gioco la sorte,e cercando applicazioni per iPhone ti imbatti in una che attira la tua attenzione solo a partire dal nome: "Sniff_JazzBox".

Di cosa si tratta?Di una completa commistione di linguaggio e musica,attraverso macchina e sentimenti umani,connessione wireless ed emozioni,straming e notazione musicale. Questo programma può far parlare la città.

Nella pratica scansiona l'ambiente circostante in cerca di reti wireless,capta il nome dell'access point e filtra le lettere in esso presente (Es.: BENE > B=si,E=mi nella notazione anglosassone),le piazza su una partitura in scorrimento e le fa suonare alla tromba,al piano,alle percussioni,in base alla potenza del segnale.
Questo porta a scenari musicali cangianti e sempre in movimento,dove la melodia è un opinione,dove la composizione è il movimento attraverso la città.

Camminate per le vie ed ecco che vicino al bar sembra che Monk abbia appena pestato con cattiveria un accordo,girate l'angolo per raggiungere l'edicola e un passaggio vi ricorda il brillante jarret del koln concert...spazio alla fantasia!

Questa è arte multimediale,questo è progresso,è concept, è sperimentazione,è azzardo,cazzo è proprio jazz! Un nome più azzeccato era difficile.

Una forma di sperimentazione musicale che può generare materiale sonoro geniale,creare spunti incredibili,che non può annoiare e che crea nuove chiavi di lettura per i moderni dispositivi messi a disposizione nel ventunesimo secolo.
Se Miles avesse avuto un aggieggio così...

giovedì 16 luglio 2009

Sax e Kaisa



Voglio rendervi partecipi di un progetto a cui sto lavorando con un mio amico batterista e percussionista.

Si tratta di un stimolantissimo duo Sax-Tromba/Kaisa ed eventualmente Djambè.


Si tratta di brani davvero interessanti,con una bellissima struttura,articolata in modo da non rendere noioso ne il mio assolare,ne il brano in sè (sapete,usare solo pentatoniche,è la limitazione di questo strumento,alla lunga stanca),con modulazioni fuori tonalità,contrappunti ritmici etc. Lui è decisamente bravo,inventa ritmi ottimi,e ha delle attitudini poliritmiche. Per ora ne abbiamo elaborati e stesi tre,per una durata complessiva di circa mezz'ora,in cui si alternano assoli di sax,bridge di Kaisa,unisoni...l'atmosfera risultante è decisamente bella e particolare,mi ricorda tantissimo la musica di trane...(non merito mio ovvio),e udite udite,in alcuni unisono lo accompagno alla tromba (si,nel frattempo ho comprato,e ho cominciato a suonare anche quella)

La nostra idea è inannzitutto divertirsi,e andare a suonare per strada,quanto siamo più affiatati andremo a chiedere per locali con la nostra demo,e credo che un gruppo cosi particolare,e minuto (meno gente da pagare) farà successo anche nei locali più snob...

Without a song


Freddie disse che questa era una delle sue migliori performance mai registrate
dice il produttore Michael Cuscuna

Quando,poco prima che morisse,gli feci sentire queste registrazioni si comportò come un ragazzino,saltava su e giù. Era eccitato ed entusiasta,non vedeva l'ora che il disco venisse pubblicato...desiderava far sentire chi era il vero Freddie Hubbard

Credo sia superflua ogni recensione..

Straight & Chaser please...


Viene definito jazz caldo o classico e che i musicisti a volte invece chiamano Straight,in gergo, suonare Straight vuol dire proprio suonare dritti, con swing e senza troppi modernismi talvolta velleitari…

In quegli anni, quando al bar si ordinava uno Straight & Chaser si veniva serviti con un whisky più una birra da bere di seguito.

giovedì 4 giugno 2009

Percussioni


Leggendo il libro che parla del lavoro di Coltrane dietro A Love Supreme,ho capito davvero quanto sono importanti nel gruppo il basso e soprattuto la batteria. Nel quartetto storico di John suonava Elvin Jones,noto per la sua dote poliritmica,che ha dettato un po' i capisaldi della batteria jazz "classica" (scusate l'ossimoro!).
Ultimamente mi sto quindi interessando molto ai percussionisti,che non sono,al contrario della musica pop e rock,relegati a semplici metronomi umani,bensì a parte integrante della musica. Lo stesso John si presenterà in pubblico con 2 batteristi,o meglio un batterista e un percussionista,nella sua produzione più tarda. Dovrebbe bastare a farne capire l'importanza nell'ambito di un quartetto.
Una ritmica coninvolgente,incalzante,che non lascia pause o fantasie da riempire mentalmente nel battere o nel levare,da parte dell'ascoltatore secondo me è quello che rende un brano mediocre un brano estremamente valido. Un esempio di questo è il sopraccitato Elvin Jones,ma interessantissimi anche i contempranei Odwalla,capitanati da Massimo Barbiero,in cui il connubio di ritmi latini,orientali,fusion,creano una deliziosa atmosfera,gravida di materiale sonoro per garantire al solista tante,troppe idee d'improvvisazione (vi siete mai chiesti perchè Coltrane suonava per ore un assolo?).
Poi bella,bellissima la batteria Jazz. Pochi elementi con cui si possono creare dei ritmi pazzeschi. Per quanto riguarda Elvin la sua filosofia prevedeva di usare tutti i tamburi e le percussioni a sua disposizione per creare scenari sempre nuovi e in movimento. Guardando il drumkit di Barbiero poi,così scabro,essenziale,da l'impressione di leggerezza,e di una ritmica indiana intensa,con percussioni che variano da sonagli a strani piatti appesi perpendicolari al terreno.

Un esempio a mio avviso degno di nota,è dato da questo video dei magnifici Masada,gruppo storico del compositore/musicista/ecclettico e chi più ne ha più ne metta,John Zorn. L'aria orientaleggiante,le dinamiche del percussionista,il suono tagliente di Zorn...magma sonoro ai livelli del caro Trane...

domenica 31 maggio 2009

Giochiamo con le onde

Vi voglio parlare di una cosetta interessante per quanto riguarda il mondo dell'acustica. Poichè mi chiedevo a cosa servisse l'inversione di fase sul mio preamplificatore,ho indagato più a fondo,e ho scoperto che in una situazione stereo,una inversione parziale del segnale di un canale,annulla alcuni suoni della gamma dinamica,se l'inversione è totale li annulla.
Nello specifico è utile saperlo per esempio quando si registra con un microfono sopra e uno sotto ad un rullante,dove i segnali saranno per forza di cosa invertiti.
Beh,cose da non credere,ma la matematica non ne sbaglia una neppure qui. Se registrate due sinusoidi con un programma di registrazione (io ho usato audacity)


e una la invertite di fase,premendo play,non si sente assolutamente nulla! (notate l'analizzatore di spettro vuoto,a traccia avviata)


Invece le tracce separate emettono il classico suono costante dell'onda sinusoidale (qui l'analizzatore,con una traccia in mute,segna anche l'ovvio andamento grafico dell'onda):



Ancora,se mixate le due tracce in un unico canale,il risultato sarà questo!



Nessun trucco nessun inganno:ad ogni istante di tempo l'ampiezza del segnale di un canale viene sommata con il suo corrispetitvo in negativo (+x -x=0).

giovedì 28 maggio 2009

Harmony Skatckes II



Eccoci alla seconda puntata.
Questa volta prendiamo in esame le cosiddette "famiglie",ossia i gradi della scala armonizzata che sono armonicamente equivalenti,e che si prestano bene alle ormai famose e abusatissime "sostituzioni d'accordo".

La prima famiglia è quella di Tonica,a cui appartengono il I III e VI grado della scala maggiore armonizzata

Esempio quindi:

CΔ7 (I grado) Em7 (III grado) e Am7 (VI grado)

pensiamo infatti alle note in comune di questi tre accordi:



(si,è una foto del mio quaderno,non avevo voglia di andare fino allo scanner..o digitalizzarli con qualche programma di notazione)


Poi cè una seconda famiglia,chiamata di Dominante,a cui appartengono i gradi V e VII

quindi: G7 e BbØ (ricordo che gli esempi sono sempre in tonalità di C)





E in ultimo luogo la famiglia di Sottodominante II e IV

Dm7 e FΔ7




Provate ad inserire delle progressioni su Band in A Box e vedrete che funziona...

esempio,su un blues in C:

Struttura standard

C7 | % | % | % |
F7 | % |C7 |Am7 |
Dm7 |G7 |C7 Am7 |Dm7 G7|

Con sostituzione (segnata in rosso) che in questo caso,sono semplici aggiunte:

C7 | Am7 | C7 |Em7 C7 |
F7 | Dm7 | C7 |Am7 |
Dm7 |G7 |C7 Am7 |Dm7 G7|

tutto questo può rendere molto movimentate e vivaci anche le composizioni monoaccordo,o comunque sono ottimi strumenti per ampliare le possibilità dell'improvvisatore...fate sentire la 3° e la 7° di ogni accordo.
Interessanti anche per rivisitare la progressione armonica di una ballads doppiandone il tempo e rendendola vivace con repentini cambi di accordo,per creare nuovi scenari e nuove atmosfere improvvisative!

mercoledì 27 maggio 2009

A Love Supreme - Curiosità


Premetto che non mi dilungherò su quanto questo album abbia influenzato la musica,il jazz,la vita dell'uomo,Coltrane eccetera. Su questo capolavoro è stato detto tutto e il contrario di tutto...Piuttosto vi voglio rendere partecipi di una (ed è solo la prima) curiosità che si trova nella prima traccia "Aknowledgement".

Nel momento in cui c'è la parte di canto,la ripetizione del mantra che intitola l'album "A Love Supreme",si distingue chiaramente che le voci che cantano sono almeno due,se non di più...a quanto dichiara il tecnico del suono che assistette alla registrazione (chi se non Van Gelder?) era John a cantare...che è successo? Semplice,in tempi successivi,su richiesta di Coltrane,è stata sovrascritta la sua voce alla traccia originale. Questo lo si denota dal leggero eco che si percepisce quanto canta e che svanisce appena terminata la parte cantata,che è il tipico di una sovraincisione:



Link: A Love Supreme

E una conferma "ufficiale" ci viene poi data da una scritta che appare sul retro di una delle bobine originali di registrazione:



Part I : Voice Overdub

Ossia, Parte I :Sovraincisione Voce

Subito sotto appare invece

Overdub OK

a conferma del fatto che la sovraincisione è stata effettuata


Ovviamente si poteva vivere benissimo anche senza saperlo,ma è interessante!

martedì 26 maggio 2009

Piccolo Grande uomo...


Un nuovo post su un grande uomo,prima che musicista...parliamo del grandissimo piccolo uomo "Michel Petruccianì" (si legge con l'accento sulla i finale,è francese..).
Come capirete dal video,per chi non lo conosce,era affetto da un serio problema che lo ha portato a quell'evidente deformazione fisica,la quale rendeva,per altro,ogni concerto una vera tortura per il musicista.
Beh,si parla di Michel come un uomo straordinario,da una energia e da una voglia di vivere fuori dal normale. Commoventi i concerti in cui viene trasportato in scena,prima che cominciasse ad usare le stampelle,tenuto in braccio da qualcuno.
Si ricorda in particolare un aneddoto in cui,per un suo concerto,tutti i posti erano esauriti,e per non lasciare in bianco molte persone propose,nonostante i dolori fisici che gli avrebbe portato,di suonare due concerti di seguito.
Sicuramente la sua formazione musicale è stata in un certo senso facilitata da questa malattia,estraneandolo dal circolo dei "normali" e permettendogli di dedicarsi alla musica al 100%...Già la sua musica. Meravigliosa,di un armonia semplicissima e complicatissima,interessante,che oserei accostare ad uno strumento a fiato più che ad un pianoforte. Michel non è un virtuoso sbalorditivo,e neppure un genio ma un grande pianista con grandissime capacità interpretative. Penso sia l'unico pianista che non stucca,e non si perde in assurdi copogiri atonali dal dubbio interesse (chi ha orecchie per intendere,indenda..)
Vi lascio con un assaggio di un brano che mi piace tantissimo...


lunedì 25 maggio 2009

Harmony Skatckes I



Inauguriamo il nuovo blog subito con un po' di teoria!

Prendo direttamente dagli appunti stilati da Valentino Casali,seguendo il masterclass di Jerry Bergonzi a Quarna. Seguiranno altre puntante del "momento teoria",in cui metterò a disposizione anche materiale proveniente dalle lezioni che seguo personalmente.
Premetto che non tutto quello che scrivo sarà in ordine di difficoltà,per cui prendete i post per come vengono...chi è interessato,legge!

ESATONALI

Jerry ricava le esatonali come scale di sei note ottenute includendo tutte quelle
ricavate da triadi sovrapposte che non hanno note in comune.

Esempi




Accordi su cui è possibile utilizzare le scale

Es.1 G- 6/9, CΔ, A-7, D7, F#7 alt, BbΔ #5
Es.2 Eb7, CΔ, A-7, D7, F#- b5 7, B7 b9
Es.3 C-, F7, B7 alt EbΔ


Si parla di questo sul suo libro
Exatonal (volume 7)

aggiungo che le scale esatonali sono ottime per improvvisare sugli accordi di settima,specie quando la progressione ne presenta un numero ingente (tipo il blues).

domenica 24 maggio 2009

Jan Garbarek


Eccomi di nuovo a scusarmi per l'assenza,è che se non ho l'ispirazione o il tempo,non scrivo niente

Oggi vi parlo di un grandissimo compositore,Jan Garbarek,che per la cronaca,è venuto anche qui a padova con un bel tutto esaurito al teatro verdi.
Si parla tanto di influenza di Coltrane su questo musicista,sarò cieco io,ma lo trovo pesantemente distante dal Jazz e dallo stile del Mito. Probabilmente è un riferimento al gusto orientale dell'ultimo trane,ma ancora resto dubbio. Jan ha uno stile personalissimo,una tecnica non discutibile e un suono assolutamente invidiabile.
Il suo primo strumento è il soprano curvo,ma credo che abbia il miglior suono di tenore degli attuali musicisti viventi.
E' un vero ecclettico,si circonda da musicisti grandiosi,e soprattutto da strumenti particolari con i quali arricchire le sue composizioni nelle quali non figura come un virtuosista,ma riesce sempre a stupire con la nota giusta al momento giusto. Ha l'innata capacità di creare atmosfere fantastiche,perfettamente legate al titolo della musica,in simbiosi con percussionisti favolosi,archi,tastiere. Emblematica "In praise of dreams",dell'omonimo album,in cui un potentissimo e rauco tenore duetta con una viola; potente ed efficace cavalcata che trascina l'ascoltatore in un ora di musica poetica e intensa,priva di jazz,ma dal sapore fortemente orientale,e dalla estrema ricercatezza nelle sonorità.
Tra tutti i video che girano,ho selezionato quello più interessante,in cui spicca il suono stupendo di cui parlavo.






Tre sax,un uomo.


Oggi,dopo una lunga assenza,vi parlo di un grande sassofonista,ma prima di tutto di un grande uomo.
Parlo di Rahsaan Roland Kirk. Celeberrimo nelle sue foto per avere in bocca due o tre sax diversi,è stato un esempio di vita per tutti. Soffiava controvento,era un anima libera,sbeffeggiato dalla critica e dai sassofonisti fighetti di New Orleans. Il suo era un jazz sporco,sudicio e dell'anima. Appariva sul palco completamente circondato di strumenti,3 sax,in cui soffiava contemporaneamente,flauti da naso,uno per narice,trombette,aggeggi elettronici.
La sua storia inizia quando a causa di una infermiera sbadata,rimane cieco per tutta la vita. Ma lo spirito di Roland prosegue,e si esibisce,suona,stupisce,cattura. Molti anni più tardi,un ictus immobilizzerà la parte sinistra del suo corpo...ma citando Roland Stesso:
"Se sapevo suonare tre sax con due mani, dovrebbe riuscirmi di suonare un sax con una mano sola"
E fu così che apparve in concerto suonando DUE sax,con una mano...un uomo che non si dà per vinto davanti alla sorte avversa,che non dice "non ce la faccio" alla prima difficoltà,che non ha paura del giudizio altrui. Un uomo vero,vero come il suo fantastico jazz.
Mi sono permesso di fare un piccolo tributo al grande kirk,riuscendoci per altro male,ma credo di aver centrato il suo stile. Doppio sax per il tema (si,ci sono riuscito anche io) e un aggressivo e cupo tenore per l'assolo...molto lamentoso e irruento.

Ascolta il sample (registrato con Dukoff S10 (!!!) e Vandroren V16 3)

Vi lascio poi con un video in cui potete apprezzare tutta la sua forza. Pace all'anima tua,Roland.






The Koln Concert


Bene,dopo ripetuti ascolti è giunto il momento di parlarvi di questo pezzo di storia,che molti di voi conosceranno ma che altrettanti ignorano..

Era una di quelle sere come tante...prima del concerto...ovviamente nulla di preparato...solo dio sapeva cosa avrebbe suonato su quel palco il giovane Keith...una serie di sfighe incredibili pre concerto...uno stainway gran coda mai arrivato e un Bosendorfer scordato insuonabile che lo aspetta...non molla...ci prova lo stesso. Deve rimanere sul registro medio,se non vuole far scappare il pubblico,l'unico che è almeno accettabile. Si concentra (nel disco è omesso il silenzio iniziale...peccato)...e parte...quattro note...sol re do la...un assaggio...scruta da lontano il pianoforte...lo studia,vuole capire come si comporta...il pubblico intanto ride (se alzate il volume lo sentite) perchè quelle quattro note che sono state prese da jarret come incipit del concerto sono quelle del cicalino che richiama il pubblico in sala dopo un intervallo (questo a testimoniare anche la ricetta di totale improvvisazione da parte del pianista...). Un inizio sospeso...fluttuante...che piano piano si evolve...in un crescendo che da settimo minuto diventa un reels sempre più insistente per poi placarsi verso l'ottavo...e continua in esplorazioni...prove...melodie...fino al ventiseiesimo minuto,senza fermarsi...
poi ecco...inizia la seconda parte...ritmo puro...una mano sinistra che continua a riffare nell'ottava medio bassa e che vi farà sicuramente battere il piede a ritmo...la sinistra che prima timida,poi sempre piu sicura avanza in fraseggi arditi..lo sentiamo gridare,contorcersi davanti al piano...battere i piedi sul legno del palco...è una sofferenza per keith...un parto...cerca di fare uscire il meglio dalle sue dita.
Un placido inizio,che sa di classico anche per la terza parte..con una ipnotica sinistra che ci cullerà per tutti i 16 minuti del brano. Forse il pezzo più mediocre,ma signori,non è facile improvvisare per un ora e passa...
E poi la fine...6 minuti intensi...sembrano una riarmonizzazione istantanea dell'inizio del concerto,sembra preparato a tavolino da quanto tutto è perfetto...una squillante destra ci farà sobbalzare il cuore in alcuni passaggi che per certi versi richiamano fraseggi jazz,ma così classici!
Come diceva qualcuno...questa non è musica classica...non è jazz...è Keith Jarret.