domenica 24 maggio 2009

The Koln Concert


Bene,dopo ripetuti ascolti è giunto il momento di parlarvi di questo pezzo di storia,che molti di voi conosceranno ma che altrettanti ignorano..

Era una di quelle sere come tante...prima del concerto...ovviamente nulla di preparato...solo dio sapeva cosa avrebbe suonato su quel palco il giovane Keith...una serie di sfighe incredibili pre concerto...uno stainway gran coda mai arrivato e un Bosendorfer scordato insuonabile che lo aspetta...non molla...ci prova lo stesso. Deve rimanere sul registro medio,se non vuole far scappare il pubblico,l'unico che è almeno accettabile. Si concentra (nel disco è omesso il silenzio iniziale...peccato)...e parte...quattro note...sol re do la...un assaggio...scruta da lontano il pianoforte...lo studia,vuole capire come si comporta...il pubblico intanto ride (se alzate il volume lo sentite) perchè quelle quattro note che sono state prese da jarret come incipit del concerto sono quelle del cicalino che richiama il pubblico in sala dopo un intervallo (questo a testimoniare anche la ricetta di totale improvvisazione da parte del pianista...). Un inizio sospeso...fluttuante...che piano piano si evolve...in un crescendo che da settimo minuto diventa un reels sempre più insistente per poi placarsi verso l'ottavo...e continua in esplorazioni...prove...melodie...fino al ventiseiesimo minuto,senza fermarsi...
poi ecco...inizia la seconda parte...ritmo puro...una mano sinistra che continua a riffare nell'ottava medio bassa e che vi farà sicuramente battere il piede a ritmo...la sinistra che prima timida,poi sempre piu sicura avanza in fraseggi arditi..lo sentiamo gridare,contorcersi davanti al piano...battere i piedi sul legno del palco...è una sofferenza per keith...un parto...cerca di fare uscire il meglio dalle sue dita.
Un placido inizio,che sa di classico anche per la terza parte..con una ipnotica sinistra che ci cullerà per tutti i 16 minuti del brano. Forse il pezzo più mediocre,ma signori,non è facile improvvisare per un ora e passa...
E poi la fine...6 minuti intensi...sembrano una riarmonizzazione istantanea dell'inizio del concerto,sembra preparato a tavolino da quanto tutto è perfetto...una squillante destra ci farà sobbalzare il cuore in alcuni passaggi che per certi versi richiamano fraseggi jazz,ma così classici!
Come diceva qualcuno...questa non è musica classica...non è jazz...è Keith Jarret.

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